Ebbene, non resisto più! Il senso di colpa che mi attanaglia misto alla commozione per la vostra pertinacia nel ricercare la sigla perduta, mi hanno ormai indotto a confessare

Non ce la faccio più, io parlo:
Ebbene sì, sono IO l'autore e il cantante della Siglia di Lamù... E non lo avreste mai potuto scoprire perché trattasi di un paradosso temporale. Ma veniamo ai fatti, ovverosia, all "strano caso di Federico C."
È il 1994, e
cercando nella spazzatura della mia infanzia, giù in garage, trovo una DeLorean DMC-12 funzionante e già caricata. È un garage piccolo ma zeppo come un tetris in "game over", e quindi riserva sempre mille sorprese. Deciso a consegnare al me stesso del decennio precedente l'album Panini 86-87 con tutti i risultati fino alla C2, ritorno indietro al 1983. Guidando lungo la strada verso casa finisco sia la benzina che il plutonio ed un gentile signore, tale Federico C., mi da uno strappo per fare rifornimento dal droghiere sotto casa sua (ebbene sì, aveva ragione Doc Brown, negli anni '80 il plutonio si comprava per davvero dal droghiere sotto casa). Durante il tragitto, tra una chiacchiera e l'altra, egli mi dice che ho una buona impostazione vocale (negli anni '80 non avevano ancora inventato gli otorini, erano solo laringoiatri) e mi propone di cantare e scrivere il testo di un cartone animato giapponese appena acquistato dalla sua emittente TV, dato che il tizio che lui attendeva per la registrazione, non si era presentato.
Il mattino successivo mi presento in studio col testo, il cui titolo è
Strano amore. In origine esso era una parodia di
Strani amori della Pausini, vero tormentone del 1994 (ricordiamo, l'anno da cui provenivo), ma vi apportai delle modifiche per renderlo più attinente al video della sigla. In breve, registrammo, e vi posso già dire che la sigla non continua, finisce con
e io tremo perché so... La lasciai appositamente in sospeso. E a tal proposito ne nacque una discussione con Federico C., che qui riporto fedelmente:
*FC: "E tu tremi perché sai che cosa?"
*IO: "E che ho da sapé? La canzone finisce qua, col tema in sfumatura... Ad libitum"
*FC: "Si ma così rimane monca, senza un finale"
*IO: "Lo so, ma è fatto apposta. È un omaggio alla tipica narrativa di Rumiko Takahashi in chiave sentimentale"
*FC: "Rumicheccosa?"
*IO: "L'autrice dell'anime, suvvia! Vedi, il mio è un voluto omaggio al tipico ed eccelso stile takahashiano nell'affrescare così sapientemente le tematiche amorose: non uno scontato happy end ma una continua evoluzione ed involuzione heineriana come se fosse antani, rincorrendo l'ignoto, illudendosi (e temendo) di conoscerlo in un ciclo sfumato e potenzialmente infinito. E senza neanche la scontatezza di una coppia protagonista fissa e prefissata, ch'è invece non priva dell'elemento antagonistico che ravviva il pathos narrativo della tarapia-tapioca. Takahashi decisamente scribacchi confaldina. Del resto è tipico di Rumiko: come non citare ad esempio "Ranma 1/2" od anche, in parte e volendo, la stessa "Maison Ikkoku"
*FC: "E che sono? Altri due cartoni animati?
*IO: "NONONONONO NIENTE NIENTE! Ho sbagliato, mi sono aehm confuso..." (dimentico sempre la "prima direttiva temporale" di Star Trek per i viaggi nel tempo)
*FC: "Comunque, ok... Però potevi almeno rendere il testo più attienente al video, secondo me"
*IO: "L'attinenza c'è, Federì, fidati. Il resto è licenza poetica. E poi, la strofa "
prendo un manrovescio in faccia / la rattimma è accesa già / scappo, resto, mi do ai porno, chi lo sa" la trovo francamente pacchiana. Teniamoci la registrazione fatta e amen, che va più che bene. Sì, confesso: la melodia mi fu ispirata da Piero Piccioni per "Lo smemorato di Collegno" con Totò: mi era rimasta in testa, l'aveva trasmessa una rete privata il giorno prima del mio salto temporale.
Detto questo, terminata la registrazione e fatto rifornimento, mi si pose un problema non da poco: il plutionio "senza piombo" del droghiere caprese era, purtroppo, incompatibile col flusso canalizzatore, e non ve n'erano altre tipologie. Ero dunque bloccato nel 1983 se non avessi avuto un insperato colpo di fortuna. Si dava il caso che Federico C. avesse un dottorato in "profezie metereologiche - monografia fulmini I e II" (un vecchio corso di laurea dell'Orientale oggi soppresso). Egli previde la scarica il momento ed il luogo della scarica di un fulmine a brevissimo termine. Ai miei dubbi sul raggiungere i 142 km/h (le famose 88 mph) lungo le strade di Capri egli precisò che la scarica sarebbe avvenuta ad Ischia, già più spaziosa. Abbandonati i propositi di consegnare a me stesso l'album Panini con un anno intero di 13 assicurati al totocalcio

, vista la ristrettezza dei tempi, ci recammo nell'Isola Verde e, presso Forio, riuscii a cogliere il fulmine e a tornare nel 1994. Purtroppo il fulmine aveva danneggiato il flusso ed io, non sapendolo riparare, non viaggiai più nel tempo. E questa è la storia.
Ci si chiederà ora del perché io non appaia nei credits, ed è presto spiegato: la mia partecipazione alla registrazione fu un peccato di vanità che andava contro la "prima direttiva temporale". Per evitare ulteriori paradossi od effetti "Johnny B. Goode", io e Federico stabilimmo un "gentlemen's agreement": egli, che aveva infine compreso la natura dei miei viaggi temporali, non avrebbe MAI detto nulla ad alcuno riguardo il cantante, mantenendosi SEMPRE sul vago. Io avrei invece taciuto il suo segreto: il possesso di un prototipo di automobile utilitaria idrovolante.
Ciò è chiaramente intuibile (a voi che mi leggete), perché se uno che sul continente ti da uno strappo fino a Capri, senza passare per il Beverello, sta ovviamente usando tale prototipo. Difatti, il citato
sii nautico della
sigla al contrario, si riferiva ad un suo esortativo, in risposta al mio "ma per il droghiere non si fa prima a Castellammare?" Il "ma no a cas'", sempre nella sigla al contrario ed in marcato accento partenopeo, era una mia citazione piuttosto stizzita sul non aver ancora consegnato il citato album, a casa, al me stesso più giovane.
Chi era Zalisky Ippidemo, o per meglio dire Ippidemo Zalisky? Era un giovane cantante che si sarebbe dovuto presentare in studio per la registrazione della sigla, se non fosse finito sotto la DeLorean appena compii il salto temporale. Questo nei film non te lo dicono MAI. Che è fin troppo facile saltare a 140 all'ora nella campagna californiana anni '50! Ci provassero nell'area mentropolitana di Napoli degli 80s e poi vediamo! Non voglio con questo giustificarmi, e purtroppo egli morì, e paradossalmente ne presi il posto. Lo riconobbi subito perché Zalisky, polacco di madre greca, era un cantante piuttosto famoso negli anni '90 della linea temporale che avevo modificato. Perciò nessuna di voi ne conserva ricordo. Lo cito nella sigla al contrario per senso di colpa, perché il
regno in cui si vivrà se lui tornerà è quello dei Cieli, dove lo avevo spedito con la DeLorean.
Paradosso nel paradosso, la sigla di Lamù di cui avevo memoria prima di incasinare il passato, era semplicemente l'originale giapponese, con lo stesso video. Insomma, avevo incasinato lo spazio-tempo ed il rapporto causa-effetto. E questo frullatone da meccanica temporal/quantistica è la vera genesi della sigla. Son passati ormai 22 (o 33) anni, ed ho deciso di confessare per non farvi più sbattere avant-indré a cercare il cantautore. Sono Io... Sipario...
In fede, Ippidemo Zalisky Jr., cantautore della sigla di Lamù
E BUON 1° APRILE A TUTTI!
