Salve a tutti, sono Marco, Educatore Professionale Extrascolastico. Laureatomi (e non me ne vanto) presso la Facoltà degli Studi di Firenze con una Tesi (e me ne vanto) riguardante i cartoni animati. Bravo, vero? Ho parlato dei cartoni, signori miei! E delle sigle, sì! E vai!
Son malato di nostalgia, di passato, della voglia sconcertante che nulla mi annulli il ricordo dell'immutabile mia Forma mentis, così legata a ciò che è stato come miglior forma dei Mondi Possibili, filosofeggiando andando.
Ora...
Benchè il mio titolo di studio pretenderebbe competenze esterne e compiti esterni rispetto alla Istituzione Formativa e Agenzia di Riferimento fondamentale, ho finito, più volte, per finirci dentro, a livello di progetti educativi costruiti e realizzati tra scuola ed esterno, quindi procedendo assai a ritroso e a volte in controtendenza per quel che concerne la struttura di mie competenza. O presunte tali. So bene come funziona un rapporto educativo, anche senza saperlo, in definitiva mai. Più ne so, più ne vengo a sapere (per meglio dire) e meno mi rendo conto di saperne. Buffo, vero? Eppure, da seguace socratico, è questo quello che penso, al di là delle scelte e delle ricerche che faccio per migliorarmi, aggiornarmi e riconsiderarmi nel mio lavoro.
Evitando quindi di entrare (troppo) nel merito della discussione sulla portata educativa e pedagogica del problema (che è rilevante, assai rilevante, ma credetemi: tanto rilevante) di cui ognuno ha giusta e legittima opinione, l'attenzione che manca e di cui mi preme la sottolineatura è quella di un sistema scolastico sempre più aperto, socialmente più didattico rispetto al passato che amiamo, di cui io stesso ho nostalgia infinita, che mai potrei immaginarmi differente. Che ancora oggi bramerei per me... Che adoro tuttora. Ma che, ahimè, è convolto da una serie di altre istanze e di particolarismi di competenze a cui non si può non guardare. Variegato, il mondo, difficili domande vengono posteci da integrazione, lavoro che scarseggia per molte persone coinvolte nella Didattica, nelle Scienze Pedagoguiche, nelle Relazioni di Aiuto. Una minor tutela dell'Istruzione, secondo me, rende non collegiale non soltanto la Scuola, ma la Società Intera. E' per questo che io ritengo indifendibile, il ritorno al Maestro Unico, pur in tutte le malfunzionalità nostalgiche che mi porta dentro. La collegialità, la multidisciplinarietà, l'estrema accidentalità di chi incorre in un solo metro di giudizio, per buono e onesto che sia, oggi è di fronte a una serie di interrogativi troppo diversi. Si badi: non difficili. O meglio: non solo difficili. Ma variegati sì...
Discorso, ora, di parallelo. Che riguarda i bambini ma che concerne anche la natura della mia occupazione, rivolta più precisamente ad adulti diversamente abili, alcuni dei quali da poco usciti dalle Scuole Superiori. Il Maestro Unico andava bene. Prima. Anzi: benissimo, per un periodo storico in cui la vita non aveva questa velocità. Avevamo una ricchezza infinita, che era il tempo. Oggi il tempo non c'è più, la crescita, che per noi era naturalmente quella, era scandita da poche cose e da una infinità di stimoli. Ma oggi no. Purtroppo, mi vien da dire, oggi no. La preparazione e le scelte educative da fare, anche quando occorre la maggior specificità, è spesso di Equipe Educativa, lo posso assicurare. E anche le famiglie (tantissime) che hanno in casa una persona disabile, portatrice di handicap o diversamente abile (ditela come vi pare, vi assicuro che in qualche maniera arriva) testimoniano a noi e a loro stesse (gioco di sguardi che si interpellano a vicenda) quanto vorrebbero aver avuto la Scuola di ora tempo fa. E non per fare un discorso così, a vanvera. Ma con la chiarezza di molte possibilità non avute.
So che mi darete, adesso, del solito Comunista. Fate vobis fave*, ci mancherebbe, ma credetmi: son lontani, purtroppo, anche per me i tempi in cui mi alzavo e gridavo al vento e a me stesso <<W Marx! W Lenin! W mao Tze Tung!>>. Più lavoro per tutti significa più scelta per tutti. Vuol dire più serenità, propsettiva, indipendenza (che poi un po' sempre rimane, per carità) dalla nicchia politica e di potere di cui tutti, in Italia, si fanno privilegio. Confronto, conforto, ristoro della mente, serenità, più responsabilità di Equipe anzichè gli imprevisti che ovviamente ci sono. Chi più chi meno.
Credo insomma servano nuove parole... E il ritorno al Maestro Unico, secondo il mio parere, le destinerebbe al silenzio.
MARCO
*: fave è un latinismo delle mie terre. L'ho aggiunto io...
_________________ <<Senti ragazzo: nella tua stanza, tra i manifesti degli eroi, lasciagli un posto perchè tu, da grande, di lui ti ricorderai...>> - Superobots, "Ken Falco"
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