Rispondo a Tarrasque in primis, ma anche un po' a tutti quanti. Lo sapevo che il Bar Necchi non fosse (più?) il Bar Necchi, per carità. Qualcuno me lo aveva detto, e anche se passo, oramai da qualche anno, la maggior parte del tempo della mia giornata a Firenze, per rincasare orgogliosamente nel mio paesino sui colli alla sera, ho fantasticato spesso su cosa potessi trovare (o scoprire) nel visitare quel posto, per me così magico. Così bello. Così inevitabilmente magico... Perchè tu dici bene, amico mio, per carità: è il cinema che crea, che fa e che suggerisce la magia. E nonostante mi fosse stato sdoganato il pensiero che potessi non trovare il pensionato a cui viene fatto scambiare (volontariamente) lo zucchero con la droga, uno stolto bischero trasognato (trasognante?) come il sottoscritto non poteva recarsi lì senza un po' di speranza a rimorchio... Anche perché (ma questa è leggenda che di bocca in bocca è giunta a chi vi sta scrivendo) mi si è raccontato che quei Bar eran proprio così, conservanti spessore umano, prima ancora, e in maggior modo, che spessore delle pareti. E quello parimenti. Io non faccio fatica a crederci, proprio per alcune delle cose che in quella Toscana che rimembro ai tempi del Watta fanciullo (e di cui Gojira narra, secondo me anche troppo ottimisticamente) la vita era quella, e la gente che incontravi era quella lì. Alla "Amici miei", insomma, anche nei Bar. Soprattutto, anzi, nei Bar. E sebbene il film amplifichi per forma e quantità le famose zingarate, lo spirito più vero della più sincera e dolcemente irrispettosa Toscanità (che oggi va morendo, va davvero morendo, e lo dico con la morte dentro io stesso) si delineava in quella rappresentazione. Come dice Sparky - mi sembra Sparky - è normale, è consuetudine, è cosa ovvia trovare nei Bar toscani (sebbene oramai solo nei Circoli ARCI) quel vissuto. Vissuto limpido e fiero, umano e deliziosamente trasandato, genuino e di relazione che porta alla bestemmia ogni tre per due, e al bere insieme qualcosa secondo le regole non scritte del prendersi eternamente per il culo senza la pretesa di doversi anche pigliar sul serio. E si badi bene: ho scritto appositamente <<prendersi eternamente per il culo>>, e non <<prendersi in giro>>. Che è cosa, quest'ultima, quella sì, cattiva di gusto per davvero. Perchè è dimensione umana più subdola e infingarda, e non privilegia la relazione, lo scambio... Un eterno guardarsi di soppiatto, a fregarti un po', senza che di umano ci sia un benedettissimo... E non parlo di vocativi vaticani, per carità... A me ha abbastanza commosso il discorso di Akane, poi; perchè ci rivedo dentro tutta la potenza che avevamo noi ragazzi nel frequentare le strade, le piazze e i Bar del paese. E dei paesi. Quella gente alla "Amici miei" la incontravamo ogni pomeriggio, ogni Domenica mattina che guardava le donne che uscivan di Chiesa e ne commentava la possibile capacità su di un letto. E Santo il Dio, lasciatemelo dire: è anche grazie a loro, a come li vedevamo scanzonati e in eterna ironia col mondo, che siamo cresciuti sani e forti. Almeno a San Miniato è stato così, eh... Ma vedendo al cinema e in televisione la saga di Mascetti & Company, mi accorgo che anche a 30 Km da qua era la stessa cosa, sotto il Campanile di Giotto... Enrica, sono in parte d'accordo pure con te, bellissima. Ebbene: hai ragione: il bischero ha vinto. E la Carmen se ne faccia ragione, nella Villa sui colli da cui si mira Firenze e dove Rambaldo starà ancora guardando il culo a qualche arzilla vechcietta. Ma porca miseria: la colpa è anche di chi, un luogo così, come il Bar Necchi, lo ha reso cosà... E la colpa, se ancora di colpa vogliamo dire, è anche del mondo, un mondo che cambia in questa uniformità ad ogni costo... Il Bar Necchi, ed evito di parlar di chi lo ha preso in gestione, anche senza la magia del cinema (giustamente) come diceva Tarrasque, aveva il dovere, il porco dovere, di mantenere un qualche vincolo con quel periodo, con quel fasto d'ingegno, con quella parata di ricordi, se non di ognuno, di così tanta gente. Innamoratasene... Venusia pulcherrima, ti son nel cuore, ma il cuore me lo hai aperto: preferisco la relazione alle buone maniere. Con le buone maniere, così come con le buone intenzioni, si fanno le guerre. E mi si perdoni la forzata iperbole. Ma mi ci stava... O come direbbe qualcuno: <<Io 'un ho parole...>>. E quell'altro: <<Io ce l'ho ma l'è meglio che 'un le diha...>> MARCO
_________________ <<Senti ragazzo: nella tua stanza, tra i manifesti degli eroi, lasciagli un posto perchè tu, da grande, di lui ti ricorderai...>> - Superobots, "Ken Falco"
|