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 Oggetto del messaggio: Olimpiadi curiosamente alternative...
MessaggioInviato: gio 19 giu 2008, 11:53 
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A poco tempo di distanza dall'inizio delle Olimpiadi, la Gazzetta dello Sport sta scrivendo sul proprio sito un po' di notizie curiose inerenti alla competizione sportivamente più importante del mondo.

http://www.gazzetta.it/Speciali/Olimpia ... orto.shtml

La prima curiosità è veramente curiosa... e per chi non volesse aprire il link... gliela riporto qui! :D


Nella lotta l'oro a un morto


A 50 giorni dai Giochi, riviviamo alcuni dei momenti più curiosi delle Olimpiadi. Come la vicenda dello sfortunato Arrachione, un lottatore di pancrazio, che nel 564 a.C. viene dichiarato vincitore nel momento in cui sta per morire a causa della rottura delle vertebre cervicali

Sapevate che all’Olimpiade ha vinto anche un morto? Si tratta ovviamente dei Giochi dell'antica Olympia in Grecia, lo sfortunato eroe si chiamava Arrachione. Veniva da Figlia, città non lontana da quella che organizzava i Giochi, Elide. Era un lottatore specializzato nel pancrazio, l'antica e cruenta disciplina di combattimento a metà fra lotta libera e pugilato e aveva già trionfato due volte a Olympia, nel 572 e 568 a.C.; nel 564 raggiunge per la terza volta la finale. Afferrato in una presa di strangolamento dall'avversario (di cui non è stato tramandato il nome) e immobilizzato con una contemporanea presa di gambe, si vede apostrofare così dal suo allenatore Erissia: "Che grande epitaffio sarebbe: Non si arrese mai a Olympia!". Arrachione rinuncia a dichiararsi sconfitto, riesce a liberare la gamba destra e con questa spinge all’esterno la caviglia sinistra del rivale. Sentendosi quasi strappare il piede dal corpo, il rivale, non rendendosi conto che Arrachione sta per morire, mostra ai giudici il segno di resa, un dito levato verso l’alto. Ma non molla la presa su Arrachione, che nello spostamento subisce la frattura delle ossa del collo, in una sorta di impiccagione. Muore, non soffocato, ma per la rottura delle vertebre cervicali. Dal momento che il rivale si è arreso, Arrachione, quantunque morto, viene proclamato vincitore.

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MessaggioInviato: mer 25 giu 2008, 8:39 
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Altre notizie curiose dal mondo olimpico...

Le medaglie regalate all'Italia

Conto alla rovescia verso i Giochi di Pechino, riviviamo alcuni dei momenti più curiosi delle Olimpiadi. A Londra nel 1948 Luigi Zanetti e Guido Figone si classificarono rispettivamente 4° e 5° nella ginnastica, ma durante la premiazione furono loro consegnate per errore le medaglie d'argento e di bronzo. Scopriamo perchè.

A Londra nel 1948 ci hanno regalato due medaglie?
Vero, è andata così. Nella ginnastica, esercizio del volteggio al cavallo, si piazzano al primo posto pari merito 3 finlandesi, il grande Savolainen (9 medaglie complessive ai Giochi), Huhtanen e Altonen, con 38.70 punti. Dietro di loro gli azzurri Luigi Zanetti dell'Etruria di Prato con 38.30 e Guido Figone di Chiavari con 38.20. Voi direste, bene, un quarto e quinto posto, roba da non buttare via. Invece la Giuria di Londra, dal momento che si ritrovava 3 atleti al primo posto, chiamò sul podio anche Zanetti e Figone, consegnando al primo la medaglia d'argento e al secondo quella di bronzo, che i due mostrarono orgogliosamente al ritorno. Chissà cosa avrebbe fatto la Giuria se al primo posto si fossero piazzati, che dire, 8 o 10 atleti tutti allo stesso punteggio: avrebbe ancora assegnato un argento e un bronzo alle spalle di questa folla di vincitori? L'Italia quell'anno fu quinta a squadre; quanto a Zanetti e Figone, il primo fu tra l'altro anche decimo nel corpo libero e il secondo 13° alle parallele. I due andarono assai peggio a Helsinki 4 anni dopo: e la 'Gazzetta' scrisse che "non confermarono le medaglie di Londra". Niente pari merito, davanti ai due, ai Giochi del 1952…



Gigli, record dimenticato

Prosegue il conto alla rovescia verso i Giochi di Pechino ripercorrendo alcuni dei momenti più curiosi delle Olimpiadi. Quattro anni fa ad Atene è passato quasi sotto silenzio il primato stabilito da Elena Gigli, portiere del Setterosa, che è diventata la più giovane italiana a conquistare un oro a 19 anni e 48 giorni. Superando addirittura Ondina Valla

Sapevate che ad Atene 2004 ci è sfuggito un gran record italiano?
Non immaginava, 4 anni fa ai Giochi di Atene, il c.t. del Setterosa Formiconi, quando ha mandato in acqua per appena 95 secondi l'estremo difensore della Fiorentina, Elena Gigli, di non averle soltanto regalato uno scampolo di Olimpiade, ma anche la possibilità di stabilire un record italiano che sarebbe sfuggito a tutti. Già, perché ad Atene fiumi d'inchiostro si sono riversati sulla Pellegrini, quando Fede è arrivata all'argento dei 200 sl, non accorgendosi di quella romena in corsia uno che le stava soffiando l'oro, e tuttavia è diventata, a 16 anni e 12 giorni, la più giovane italiana che abbia mai ottenuto una medaglia ai Giochi in una gara individuale. Non la più giovane in assoluto, poiché - proprio in occasione della prima medaglia olimpica femminile italiana - una piccola ginnasta di Pavia, Luigina Giavotti, che quel giorno aveva appena 11 anni e 302 giorni, divenne ad Amsterdam nel 1928 la baby olimpica di sempre: nessuno da allora è salito sul podio olimpico avendo meno anni e giorni della Giavotti, il cui record assoluto, un mondiale, sia pure in una prova a squadre, dura ancora oggi. Ma tornando ad Atene 2004, dopo il successo in finale del Setterosa, Elena Gigli è diventata la più giovane italiana vincitrice di un oro, a 19 anni e 48 giorni, togliendo il primato a Ondina Valla. Ora andrà a Pechino, titolare in porta di un Setterosa che sogna un difficilissimo bis.



Maratona? Lorz va in auto (non Lordz! :mrgreen: )

Continuiamo con i momenti più curiosi della storia delle Olimpiadi, in attesa dell'apertura dei Giochi di Pechino. Oggi vi proponiamo la vicenda del maratoneta statunitense che a St. Louis nel 1904 abbandonò al 14° km per crampi. Si fece accompagnare da una macchina, che però poi andò in panne. Ritrovatosi primo al traguardo, stava per essere premiato, quando...

Sapevate che la maratona si poteva vincere anche in automobile?
Cose che potevano accadere un secolo fa, in effetti. A St. Louis nel 1904 un 24enne di New York, Fred Lorz, è colto da crampi al 14° km della gara e decide di averne avuto abbastanza: sale sulla prima auto al seguito che muove verso l'arrivo. Ma la vettura va in panne, e Lorz, seccato, scende per percorrere di corsa gli ultimi dieci km. Preso dall'entusiasmo, entra nello stadio, tra la folla plaudente: non ha il coraggio di autodenunciarsi, e quindi accetta di buon grado dalle mani della figlia del presidente degli Stati Uniti Roosevelt, Alice, la coppa d'oro destinata al vincitore della classica gara Mentre tra grandi pacche sulle spalle si allontana, entra nello stadio un corridore malridotto e barcollante, Thomas Hicks, seguito dai giudici di gara che gridano: "E’ lui il primo!". Hicks è instupidito da due somministrazioni di un beverone a base di stricnina, brandy e uovo sbattuto che il suo allenatore gli ha offerto in gara per rianimarlo: capisce assai poco di quel che sta succedendo, mentre mani indignate strappano di mano a Lorz la coppa. Hicks la prende, e sale, lui sì, su un’auto per rientrare negli spogliatoi a farsi assistere. Quanto a Lorz, verrà squalificato per indegnità a vita, ma un anno dopo sarà già riabilitato, al punto da vincere - con tutti gli occhi su di lui dall’inizio alla fine - la maratona di Boston.



La fortuna di chiamarsi "E"

Continuiamo con i momenti più curiosi nella storia delle Olimpiadi, in attesa dell'apertura dei Giochi di Pechino. Oggi vi sveliamo quali sono il nome più lungo e più corto fra gli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi: dalla cinese che si chiama come una vocale alla marocchina Pilavullakandi Thekkeparambil, che tutti chiamano P.T.

Qual è il più corto nome di battesimo ai Giochi? E il più lungo? Sicuramente "E". Si tratta del nome di battesimo di una tiratrice cinese, di cognome Gao, tutt’ora in attività (ha vinto nella fossa la coppa del Mondo 2008), modellato sul nome e cognome di uno scrittore, Gao E, uno dei due autori di un classico della letteratura cinese dell'inizio Ottocento, "Il sogno della camera rossa". Gao E (i cinesi scrivono prima il cognome, poi il nome) rischiamo di ritrovarcela alla quinta Olimpiade a Pechino, quando avrà quasi 46 anni: caratteri mongoli, viene da Shenyang, vicino alla Manciuria, e ai Giochi continua a migliorare: ha debuttato con il 40° posto nel 1988, sia a Sydney sia ad Atene è arrivato al bronzo, nel primo caso nella fossa, nel secondo nel double trap. Il suo nome non è certo un diminutivo, la Beretta che la sponsorizza ne registra con puntualità i risultati internazionali, Gao ha vinto 4 volte la Coppa del Mondo, anche se dall’argento del 2005 non si era più vista ad alto livello fino alla vittoria del 2008 proprio sul campo di gara dei Giochi. All'estremo opposto, una ragazza indiana che a Los Angeles 1984 manca di un centesimo il bronzo nei 400 hs vinti dalla marocchina Nawal el-Mouwatakil. Ha un cognome facilissimo, Usha, ma provate ad aggiungerle il nome completo, tutto d'un fiato: Pilavullakandi Thekkeparambil. Anche lei si è rassegnata: tutti la chiamano P.T.


Statua esiliata per omicidio

Continuiamo con i momenti più curiosi nella storia delle Olimpiadi, in attesa dell'apertura dei Giochi di Pechino. Oggi vi sveliamo il caso di Teagene, campione di pugilato e pancrazio nell'antica Grecia: la sua statua cadde e uccise un ex avversario politico che la stava rimuovendo. Risultato: il monumento fu condannato ed esiliato

La statua di un olimpionico è stata condannata per omicidio? Ovviamente è successo nell'antica Grecia. Gli storici si sono divisi nell'attribuire il ruolo di uomo più forte del mondo (dopo Eracle/Ercole) a Milone di Crotone o a Teagene (o Teogene) di Taso, un'isola dell’Egeo (oggi Thassos). Teagene alternava successi nel pugilato a quelli nel pancrazio (il misto di lotta e boxe dei greci), si calcolava avesse vinto più di 1.300 combattimenti, anche se due sole volte a Olimpia. Poiché gli atleti più famosi non disdegnavano la carriera politica, anche Teagene divenne un personaggio della vita politica di Taso, scatenando invidie e rancori. Quando morì, uno dei suoi avversari nel Consiglio cittadino pensò bene di indurre suo figlio a rimuovere la statua di Teagene dal centro della città. Il figlio ci provò, la statua gli rovinò addosso uccidendolo. Il padre, allora, citò in giudizio la statua per omicidio: e il bello fu che la statua venne condannata, alla pena dell'esilio perpetuo, e quindi gettata in mare al largo. Quando però a Taso scoppiò una pestilenza, l'oracolo interpellato suggerì per placare gli Dei che fossero richiamati tutti gli esiliati. Ma Teagene era negli abissi: per fortuna tre pescatori si ritrovarono impigliata nella rete la statua, che fu riportata al centro del villaggio. E Teagene scacciò la pestilenza, diventando un semidio.



Duvall argento a 68 anni

Mancano 45 giorni all'apertura delle Olimpiadi, e continuiamo con i momenti più curiosi nella storia dei Giochi. Oggi vi raccontiamo la storia della gara a squadre nel tiro con l'arco a St. Louis nel 1904 . Negli Usa, secondi, c'era questo signore nato dieci giorni dopo l'epica battaglia di Fort Alamo, e detentore del record della data di nascita più antica nella storia olimpica moderna (1836)

La battaglia di Fort Alamo c'entra con i Giochi?
In effetti c'entra. La storia del western cinematografico ha fatto spesso riferimento all’episodio dell’assedio di questo forte, una battaglia che si svolse attorno alla Missione di San Antonio nel Texas fra il febbraio e il marzo del 1836, fra i messicani e le forze ribelli texane, composte di bianchi e neri. I messicani espugnano il forte difeso dagli eroici texani, guidati dal mitico colonnello Davy Crockett, dopo 13 giorni di scontri cruenti, uccidendo tutti gli occupanti. Ma i messicani si sfiancarono, perdendo poi definitivamente la guerra contro il Texas. Il cinema ci ha regalato la memorabile interpretazione di John Wayne nei panni di Davy Crockett negli anni ’50, e di recente il miglior remake con Billy Bob Thornton nel ruolo del colonnello. Fort Alamo c'entra con i Giochi perché dieci giorni dopo la capitolazione texana, nasceva nell’Indiana, a Liberty, Samuel Harding Duvall, che tirò con l'arco ai Giochi di St Louis nel 1904, ottenendo un argento a squadre con gli arcieri di Cincinnati. All'epoca di St Louis, Duvall non era più un ragazzino, aveva per la precisione 68 anni e 194 giorni quando finì la sua gara. Ciascuno dei 4 componenti la squadra tirò 96 frecce da 55 metri di distanza. Vinsero gli arcieri di Potomac, guidati da un ex prete metodista di 64 anni, Galen Spencer. Duvall detiene il record della data di nascita più antica della storia olimpica moderna.

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