Arumi ha scritto:
(... ero quasi certa che ti avrei incontrato qui!)
La tua riflessione mi piace molto, e mi trova sostanzialmente d'accordo; quello che tu dici circa l'essere al mondo per sentire, pensare, desiderare e provare corrisponde a quello che intevo io con il realizzare le nostre potenzialità di singoli e genere.
Non sono convinta che l'immortalità costituirebbe un ostacolo a tutto questo, ma riconosco le ragioni per le quali lo sostieni.
L'unica cosa che mi lascia decisamente perplessa della tua visione e che l'azione spicca per la sua assenza. Tu parli di desiderare, sognare, desiderare, progettare, ma non accenni ad alcuna pratica che metta in relazione reciproca il singolo ed il mondo esterno.
Grazie!!
Ti dirò: io penso che in senso proprio non si debba parlare di mondo esterno e di mondo interno. Io credo che ognuno di noi incontra il mondo cosidetto esterno - e quindi le cose che sogna, che desidera, le persone , gli altri, etc. - proprio nella sua vita di coscienza e nel suo desiderare, sognare, provare.
Io penso che sia impossibile parlare della realtà se nn la si pensa, percepisce, etc, così come non si può parlare di percepire, sentire, pensare senza dire a che cosa ci si riferisce.
Ognuno ha per così dire il suo mondo e all'interno del mondo di oguno di noi percepiamo e sentiamo il mondo degli altri.
Non trovo sia necessario stabilire se le cose esistono a prescindere da noi, ciò che conta é l'atto in cui le viviamo.
Per questo dico ad Ingek che credo che le piante vivano perché in qualche mondo percepiranno pur qualcosa, ma che Esistere significa in qualche modo venire fuori, cioè possibilità di evoluzione, crescita, percezione ed in questo senso il concetto per le piante é ben diverso da quello umano, fermo restando che bisognerebbe essere pianta - o animale, etc -per capire di quale forma di esistenza si tratta.
In generale devo dire che mi sembra che le spiegazione scientifiche aiutino poco.