Grazie a tutti
Volevo dire che questa versione di Pinocchio, un po' come Tetsuya e Freinkie, per esempio, che si sono esposti anche più degli altri, è ben lungi dalle altre versioni del racconto di Collodi anche secondo me. Cito dalla prefazione del testo "Le avventure di Pinocchio", il mio libro cartonato, scritta da Luigi Comencini: <<Anch'io sono un lettore di Collodi e, accingendomi a tradurre in immagini il suo testo, non potevo che affidarmi a quello che il libro mi aveva suggerito, non oggi, ma tanti anni fa, quando da bambino lo lessi e lo rilessi avidamente. Allora, per esempio, provavo simpatia e ammirazione per Lucignolo; e così, nel film, ho fatto un Lucignolo simpaticissimo. Provavo meno ammirazone per la Fata, noiosa e pedante, e così l'ho rappresentata; mi faceva tenerezza Geppetto, e questo affetto spero sia rimasto nel film. Ho realizzato insomma un "mio" Pinocchio, certamente diverso da altri film già fatti prima, così come se ne possono fare molti altri ancora, sempre nuovi, dando del libro altre interpretazioni. E questo proprio perché è un libro molto bello, un libro ricco di suggestioni, un libro che non invecchia mai.>>. Trovo questa testimonianza, oltre che di grande spessore umano e di vero rispetto nei confronti dell'opera di Carlo Lorenzini, assai adatta a spiegare il perché "Le avventure di Pinocchio" sia stato un tale successo, ricordato come pochi altri, in tutta la storia della nostra televisione. Nella storia originale, secondo me, Pinocchio lala fine esce in qualche modo sconfitto dalla storia, ne esce come un piccolo adulto, quasi riempito di sermoni e seromincini per diventare un ometto, o quantomeno il classico (poveraccio) bravo bambino. Nello sceneggiato no, per niente, ma davvero per niente! Nello sceneggiato televisivo emerge il bambino che pretende di essere un bambino in tutto e per tutto, educato certamente dalle esperienze, dalla vita e dall'esempio di alcuni adulti, ma pur sempre un bambino, in tutta la sua anarchia. E qui vi cito anche la testiomonianza della figlia di Comenicini, che ha invece introdotto "Io, il Pinocchio di Comenicini", di Andrea Balestri, appunto: <<Un gorno papà mostrò a mia madre, con cui condivideva tutte le scelte creative, e a noi la fotografia del bambino di cui si era innamorato: un piccolino magro, biondino, con un viso pieno di intelligenza e furbizia, il fuoco negli occhi, un vero discolo. Mentre ne parlava, anche gli occhi di mio padre avevano il fuoco dentro. Ci raccontava di come era furbo e pronto, autentico in ogni reazione, di come corresse scalzo sui sassi senza lamentarsi, di come non sopportasse la Fata Turchina e avesse invece adorato Geppetto-Manfredi [...] Il Pinocchio di mio padre nasconde la storia d'amore tra due bambini: Andrea e Luigi. Luigi bambino [...] che avrebbe voluto essere come Pinocchio, marinare la scuola e andarsene a spasso con Lucignolo, ma non aveva abbastanza coraggio per farlo. Non sapeva togliersi le scarpe e correre sui sassi. E Andrea, vispo e troppo intelligente, nato in una famiglia in cui non c'erano soldi, con il padre che non capiva nulla del bambino straordinario che gli era capitato. Che incontro fortunato, e come si erano intesi subito quei due!>>. Questo è il punto. Comenicini, come ha raccontato Andrea Balestri anche ieri, aveva fatto la scelta del "suo" Pinocchio proprio su base (umanamente, per carità) anarchica, e infatti ieri il Nostro eroe ha spiegato che il suo provino è stato rispondere al regista che lo sfidava, per coraggio, a rompere un quadro. Una volta preso a martellate da Balestri, tale quadro, Comenicini aveva cominciato a chiedergli di ripagarlo, al chè il piccolo discolo rispose: <<Oh, ma me l'hai detto te, di romperlo, io 'un ti ripago proprio nulla! Babbo, babbo: andiamo via, qui mi vogliono fa' ripaga' un quadro!>>. Fenomenale, no?
