Neron ha scritto:
Tutto verissimo ed ottima analisi.
Grazie!

Non ho fatto una doverosa premessa: non opero nel settore del libro, sono quindi tutte mie supposizioni.
Neron ha scritto:
1- Tu quindi sostieni che la piccola libreria sopravviva solo grazie ai sconti, annullando di fatto il proprio margine di profitto? L'idea è proprio quella di spronare gli editori, piccoli e grandi ad abbassare i prezzi di copertina... il grosso del mercato della carta è ancora negli shop reali e a quelli si riferisce la legge, che ovviamente presenta dei lati negativi su internet.
In realtà, no, non sostengo questo. Anzi, probabilmente c'è qualche falla nel mio ragionamento per il fatto che il piccolo libraio vende senza sconti, al prezzo di copertina stabilito dall'editore e al margine che il distributore gli impone.
E il piccolo libraio vende senza sconti sia prima della legge, che dopo.L'unica differenza, è che si auspica che in futuro venda ad un prezzo di copertina più basso.
Facciamo i due casi:
a) Il prezzo di copertina cala -> qualcuno deve aver perso margine, perché all'interno della filiera, da qualche parte, ci sarà una variazione dello sconto (più basso!). Chi subirà questa perdita di margine? L'editore? Dato che lui è il primo attore a richiedere questa legge, penso sia cosa molto masochista il chiedere una legge che provochi un abbassamento del proprio margine. Quindi, se l'editore abbassa il prezzo di listino e non intende rinunciare al proprio margine, l'unica cosa che può fare è abbassare lo sconto al distributore. Il futuro del libraio evidentemente si giocherà qui: il distributore rinuncerà ad una parte di profitto per permettere al libraio di guadagnare qualcosa? Non rinuncerà affatto (e in tal caso la perdita se la sobbarca tutto il libraio)? O, più verosimilmente, questa perdita se la spartiscono a metà?
In ogni caso, a rimetterci sarà il libraio: in toto o in parte.
b) Il prezzo di copertina non cala -> tutto come prima a livello di margine percentuale. Solo che i grandi distribori avranno profitti maggiori e per il libraio continuerà il lento declino che lo porterà inevitabilmente alla chiusura - perché questo è il suo destino.
Neron ha scritto:
2- Non è ovvio pensare che il grande gruppo editoriale possessore di catene di vendita diretta o il grande gruppo con shop fisici e virtuali possa applicare sconti maggiori sul prezzo di copertina di una piccola libreria, che deve applicare in genere un ricarico ulteriore? L'idea è proprio quella che un calare delle vendite in virtù di un maggior costo di copertina comporterà una minor vendita anche per le grandi catene di distribuzione, gli editori per pareggiare dovranno calare il prezzo di copertina e di conseguenza diminuirà per tutti... piccoli venditori inclusi... il prezzo di acquisto dai rivenditori intermediari e quindi il prezzo per l'utente finale. L'idea è che gli editori abbiano un margine sul prezzo reale di copertina non scontato troppo elevato sapendo che tanto si sarebbe poi applicato il giochetto dello sconto.
Se anche associazioni di piccoli venditori di libri hanno chiesto una legge simile, che ci porta ad avvicinarci ai costumi in molti altri Paesi Europei... dando il prezzo del libro in mano alla legge della domanda e dell'offerta, anzichè alle politiche interne degli editori... non credo possa essere tanto negativa.
Il tuo ragionamento potrebbe anche filare, ma a mio avviso c'è un errore di fondo: nel mercato del libro non esisterà mai il meccanismo (perfetto o quantomeno imperfetto) dell'incontro fra domanda e offerta. Se vuoi leggere Ken Follett, devi comprare da quell'editore - per forza - o se sei poliglotta, ti prendi l'edizione originale. Altrimenti ti attacchi. Quindi cosa succede: ti pieghi a pigrecomezzi e compri, qualunque sia il prezzo, o smetti del tutto di comprare. Senza vie di mezzo.
Ti faccio un esempio, applicato al settore dove lavoro e che conosco bene: vendita di parti di ricambio di auto.
In Italia la filiera è così:
Produtorre (generalmente estero) -> Distributore Nazionale -> Concessionario (grossista a livello regionale) -> Ricambista (grande negozio che serve una città o parte di essa) -> Officina / Negozio di accessori / Preparatore -> Utente finale.
Conta i passaggi: 5! Ci sono 5 entità che vogliono guadagnare.
E ci sono 50 se non 60 produttori che propongono esattamente lo stesso prodotto. L'unica discriminante è il prezzo.
Io che sono distributore nazionale, sapendo quanto pago dal fornitore estero, devo stabilire il prezzo di listino ufficiale del prodotto. E devo stabilire a) quanto guadagnarci b) quanto far guadagnare a ciascuna parte della catena.
Il risultato è una giungla incontrollata di prezzi, sconti, promozioni che stanno svilendo il mercato, il tutto a discapito del distributore e del concessionario (le prime due parti della catena). Questo perché il Ricambista, data l'enormità dell'offerta, può rivolgersi al mio prodotto come a qualunque altro, a patto che gli si dia una condizione migliore.
Nel libro questo non succede! Nel mio settore il mercato sta conducendo tutti alla rovina. Nel settore del libro c'è qualcuno che urla e strepita perché non vuole vedersi ridurre il proprio margine. Qualcuno: non tutti.
E la legge dove è intervenuta? In un settore che vive ("sopravvive") e non in uno che sta implodendo su se stesso. Ergo, la legge interviene solo a favore degli interessi di pochi. E' questo il senso del mio disgusto.
Neron ha scritto:
Certo il tutto si sposa bene con un concetto di negozio fisico e meno con internet, ma anche su quello ci sarà da metterci mano... occorrerà capire come mai questo divario di prezzi tra fisico e reale e come tutelare questa emorragia di prezzi che sta portando diversi settori alla difficoltà... e non parlo solo di comportamento illeciti testimoniati dal fatto che spesso si trovano prodotti con prezzo finale più basso di quello di distribuzione, non essendo credibile una tale masse di prodotti importati in ogni settore. Il giochetto del pagamento posticipato di qualche anno dell'iva, sposato con la dinamicità del mercato virtuale credo non sia poi tanto raro. Ma siamo fuori argomento.
Mi sfugge il discorso dell'IVA. Nel nostro caso, ad esempio, quando un cliente ci fa un ordine importante, gli viene concessa una dilazione del pagamento a 90/120/150 giorni dalla data di fattura. L'unica cosa che chiediamo in cambio è l'anticipo totale dell'IVA perché noi la versiamo allo Stato a 30 giorni (ben prima dell'incassato). Ma posso immaginare che l'IVA sui libri abbia un comportamento diverso non solo per l'aliquota ma anche per le modalità di pagamento...
Per il resto, non a caso ho fatto due esempi di sconti: il 40% applicato da Amazon (quindi vendita online) e il 30% appplicato da un qualunque centro commerciale o Mediaworld.
Con un sostanziale distinguo: queste grandi catene vendono solo ed esclusivamente best seller, anzi non cagano minimamente - mi si conceda il francesismo - le case editrici minori. Perché questo chiede il mercato, no?
Quindi mi domando: perché tutelare i librai a discapito dei centri commerciali? Perché tutelare i librai a spese del consumatore (ora) e del distributore (un domani)? E perché non vengono tutelati altre tipologie di commercianti, stritolati dal mercato stesso? (come ti dicevo, il teorema della tutela della cultura non regge, perché la legge questo non lo fa assolutamente)