Starsky ha scritto:
NesrednA ha scritto:
Mister_k ha scritto:
Poi, rileggendo il commento alla sigla:
http://www.tanadelletigri.info/articoli/sr/goal.htm , con il cambio tra Doug e Sims e quest'ultimo che, stranamente e per la prima ed unica volta canta una sigla, ma dalla voce incredibilmente simile a Doug, e
Doug che ha la voce simile al cantante di LamùGuarda che la voce di Meakin non c'entra niente con quella del cantante di Lamù...
Più che altro è una questione di pronuncia, perché il timbro non è lontanissimo e quello di Sims è simile.
Può darsi che lui, nel parlare e cantare in italiano, abbia una pronuncia molto meno marcata rispetto a quella di Dougie: nel sacro graal delle sigle si avverte quel leggerissimo tocco esotico nel cantato che potrebbe essere voluto, ma potrebbe anche aver a che fare con un'origine straniera e in special modo britannica.
Cira la questione Popi Fabrizio ripresa per l'ennesima volta, ricordiamoci, per l'ennesima volta, che l'ideale sarebbe riuscire a sentire il fratello (Maurizio) perché vocalmente è lui l'indiziato, stando anche alla diceria su un corista di Paola Orlandi come interprete della sigla. Naturalmente Popi potrebbe essere tra gli autori e lì saremmo a cavallo, ma potrebbe anche non saperne nulla e non conoscerla, avere problemi a identificare la voce di Maurizio nel caso l'avesse cantata e così via.
Ciao Starsky, ti riassumo volentieri il mio pensiero su tutta la vicenda. Prima, però, permettimi una considerazione generale (sulla base delle mie modeste conoscenze ed esperienze), che spero possa essere di una certa utilità, anche solo per aprire una piccola "finestra di discussione" con chiunque voglia eventualmente approfondire il discorso (nella consapevolezza che nessuno, ovviamente, detenga la verità assoluta!). Veniamo al punto. Ciò che può trarre in inganno in una situazione come la nostra, in cui ci si ritrova con una voce senza nome da “verificare” sulla base di un confronto con centinaia di altre voci potenziali, è la somiglianza del
colore a livello della fascia mediana della
tessitura vocale (corrispondente all’incirca, nel canto leggero, a poco meno della terza ottava, DO3-LA3). Il problema è che, in ambito musicale, qualsiasi confronto
limitato a tale intervallo avrà ben poche possibilità di essere indicativo. A quelle tonalità, infatti, un buon numero di voci tende ad assomigliarsi per un semplice motivo: non entrando in gioco un particolare “stress esecutivo” – e, conseguentemente, venendo meno l’utilizzo di particolari tecniche (come ad es., il “passaggio” da una voce a un’altra, tipicamente da quella “di petto” a quella “di testa” ecc.) – la semplice “intenzione psicologica” può consentire a un interprete anche non troppo esperto di modificare quasi a piacimento il colore della propria voce, rendendolo più simile a un modello predefinito (tipico il caso delle voci “bianche”, portate a emulare il più possibile le ”grigio-scure” ecc.). Dove, al contrario, non si può “barare” (e, perciò, si rivela il colore autentico), è agli
estremi della tessitura (verso il basso: seconda ottava, all’incirca DO2-SOL2; verso l’alto, nel canto “leggero”, DO4-SI4). A tali “intervalli”, infatti, entrando in gioco lo “stress esecutivo”, il colore vocale di un cantante difficilmente potrà discostarsi troppo dai propri tratti fondamentali, anche “fisici”. Per ciò che si è detto, risulta abbastanza evidente che la parte vocale di “Lamù” relativa alle strofe (da “Sarà un amore strano...” a “... fuggo torno, chi lo sa”; e da “Nel mio destino...” al fatale “... ed io tremo perché so...”), composta di note comprese entro il limite della terza ottava, sia la meno rilevante; la “parte edibile” (per così dire...), sarà invece costituita nel caso di specie dal ritornello (da “Com’è difficile stare...” a “...non me ne andrò...”), in cui il “cantante misterioso” si sposta su toni compresi tra DO4 e FA#4, mostrandoci almeno una parte significativa di un estremo della propria tessitura. Ed ecco, immediata, la riprova di quanto detto: arrivati a quel punto, la bella voce dell’interprete misterioso muta radicalmente, rivelando una peculiarità assai interessante e preziosa, quasi
inaspettata, direi, e (forse) un po' sottovalutata: la “nasalità” (risonanza, o meglio,
antirisonanza a livello delle fosse nasali), percepibile per l’intera durata del refrain. In altre parole: lo “stress esecutivo” ne rivela l’autentica “essenza”... fornendoci un’utilissima indicazione. Ascoltate bene: “scappo, resto, fuggo, torno, chi lo sa...” (
ma che bella voce...); DRUM “Com’è difficile stare...” (che bella v... ehm??? Come? Ma...che succede? Ho sentito bene?)... La voce del cantante misterioso si restringe, l’intensità sonora e gli armonici diminuiscono (ricordo che la cavità nasale è fono-assorbente)...
et voilà, il gioco è fatto! Sembra quasi che un altro... sia “entrato” nel pezzo.
Ora, esistono fondamentalmente tre ragioni per cui un’emissione può essere nasale anziché orale:
–
Deficit di “tecnica”. La voce “nasalizzata” dipende normalmente da un difetto tecnico d’impostazione (palato molle abbassato; posizionamento della mandibola troppo avanzato; eccessiva pressione dell’emissione del fiato sulla laringe). Per ottenere un’emissione corretta, il palato molle dovrebbe, al contrario, essere sollevato, e la risonanza coinvolgere anzitutto la bocca (dai seni nasali il suono dovrebbe “scendere”, rimanendo sì in posizione centrale, ma più bassa, producendo tipicamente una risonanza all’altezza degli incisivi superiori);
–
Per facilitare la realizzazione degli “acuti”. In cantanti dalla limitata tessitura, “spostare” la voce sul naso può garantire un maggior controllo sulle note alte (la voce si rimpicciolisce ma diventa leggermente più “squillante”; inoltre si fa meno fatica);
–
Per una scelta prettamente stilistica (si pensi a rockstar del calibro di Axl Rose, o del nostrano Eros Ramazzotti).
Ciò detto, Starsky, vengo brevemente ai tuoi punti

1) A me non sembra che Sims (come D.Meakin), a livello dell'estremo "alto" della tessitura, abbia la voce “nasale”... prendi un suo acuto (almeno un FA#4) e confrontalo con il “... non me ne andrò...” di Lamù... noti ancora una somiglianza? Ciò detto, trovo difficoltà a prendere in considerazione tale nome a prescindere, dato che non esistono riscontri (e infatti, a parte l’utente che l’ha sparato qua sul forum, e poi l’ha ripetuto in radio senza fornire le minime “prove” a sostegno, nessuno ha mai avanzato tale candidatura). A me non consta neppure che Sims canti e/o abbia mai cantato in italiano (a parte un 45 giri segnalato da Renzo che, ritengo, nessuno abbia mai ascoltato); se qualcuno dispone di tale brano (o di altri analoghi), per piacere, li posti. Felicissimo di fare un’analisi vocale, e ancor più lieto di confermare che, sì, potrebbe proprio essere lui... (!) così, almeno,
case closed e
peace of mind for all. Ma non mi sembra che, a oggi, sia prospettabile una simile ipotesi;
2) Il “leggerissimo tocco esotico” che tu noti nel cantato di “Lamù”, a mio modesto avviso, dipende proprio dalla nasalizzazione dell’emissione unitamente a una pronuncia volutamente anglofona del cantante misterioso; nei miei post su Ermavilo, se ricordi, avevo a tal proposito evidenziato come questi abbia spesso fatto ricorso, nella prima parte della propria carriera, a “soluzioni vocali alla Beatle” (molto in voga negli anni ’60...); ma la stessa cosa vale certamente per tanti altri. Del resto, ritengo davvero improbabile che il cantante di Lamù possa essere uno straniero (anglofono, per giunta), dato che a parte quel “stare” con la “r” leggermente “falsa”, in tutto il resto del brano egli dimostri al contrario di possedere una dizione pulita, non comune neppure in molti italiani... poi è ovvio che tutto possa essere, ma per logica...
3) Su Popi e Maurizio: non appena si sarà tornati alla “normalità” (registrata, in altre parole, la smentita di Sims circa l’ipotesi che sia lui il cantante di Lamù...), quando l’attenzione dei forumisti sarà di nuovo ben desta, pubblicherò il confronto vocale da me effettuato, in collaborazione con un maestro di canto e noto vocal coach milanese, tra le voci dei fratelli Fabrizio e quella dell’interprete “misterioso”. Ti anticipo solo che, anche in questo caso, il problema maggiore rimanga la nasalità, caratteristica non facilmente riscontrabile né in P. Fabrizio, né in M. Fabrizio, neppure al livello delle “note alte”. Tuttavia... c’è un particolare molto interessante che potrebbe far quadrare il "discorso"...
Alla prossima per il seguito!
Ciao!