<<I giapponesi hanno smesso di rivolgersi ai bambini con la voce in falsetto, con quelle carinerie che i bambini sanno riconoscere perfettamente come una finzione, un adattamento forzato. I bambini sono felici quando si parla loro da persona a persona, senza maschere e senza autorità, come si parlerebbe a un amico. Ecco, i cartoni animati giapponesi hanno sviluppato in senso commerciale questa capacità: non fingono che il mondo non sia cattivo, che non nasconda mille insidie. E fanno sapere agli spettatori qualcosa che essi sanno benissimo ma che poche persone vogliono riconoscere: cioè che i problemi del vivere non fanno differenze di età, che i piccoli vivono angosce enormi, come i grandi, ma senza avere gli strumenti per combatterle da soli e senza le parole adatte a comunicarle>> ("Le anime disegnate. Il pensiero nei cartoon da Disney ai giapponesi", Luca Raffaelli, 1998).
Forte di questa consapevolezza, crescerò così i miei figli, caso mai, un giorno, dovessi averne... Non sopporterei che crescessero all'insegna di valori non trasparenti, come "il mondo è bellissimo, guardate che bel posto, il mondo", "i ricchi sono buoni, e si son fatti tutti da sè, puoi farlo anche tu", "chi veste firmato (tipo Prada) è intelligente, specie se è sessualmente ben fornito come certi top manager" e così via... Vorrei trasparenza all'insegna di altri valori per la mia eventuale prole: una zuffa in strada, l'odore dei prati (Prato: non "Prada"), il pallone in compagnia, la solidarietà verso chiunque, evitare i razzisti, sorbirsi pane e salame (o Nutella, o stracchino, o qualunque altra cosa non confezionata)...
Li vorrei far diventare spettatori selettivi di questo schifo di televisione, i miei figli; televisione che, secondo me, va vista poco ma va pur vista...
WATTA
_________________ <<Senti ragazzo: nella tua stanza, tra i manifesti degli eroi, lasciagli un posto perchè tu, da grande, di lui ti ricorderai...>> - Superobots, "Ken Falco"
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