G40 ha scritto:
Quindi, cercate di motivare le vostre risposte... (Watta, a te se vuoi risparmio questo disgustoso sacrificio....

)
Il fatto che mi citi come contraltare dei tuoi gusti mi fa congratulare con me stesso, mi fa sorridere e sorridere ancora dalla simpatia, Gloria; fidati, non è disgustoso sacrificio dare motivazioni con parole scritte. Troppo facile scrivere solo di ciò che si ama, bellezza. Non è sacrificio, ribadisco. Anzi...
Ho avuto modo di vederlo, il cartone. E' palese che a me non dica niente, ma a ognuno la sua ricetta per cucinarsi, no? In generale, è probabilmente più il trend che presero (che già avevano preso, pardon), i cartoni animati di quegli anni (quando l'asse delle produzioni si spostò a Milano) che la loro intrinseca natura. Non erano più i "miei", insomma...
Il fatto è, comunque, che io non possa affatto definirmi "esperto" di animazione. Per niente, guarda... Amo i cartoni animati giapponesi, ma anche quelli americani (non quelli Disney, però). Amo ciò che è stato espressione di un periodo, termomentro dei miei giorni di infante, equilibrio dissimile della crescita, conoscenza improvvisa della differenza che c'era fra musica e rumore. Ecco: i cartoni animati per me erano quello... Principalmente si trattava di scoperta, sperimentazione di emozioni mai provate prima che, una volta visti, volevo con forza commisurare con l'esperienza di bambino che facevo ogni giorno. Ci voleva una certa intelligenza, no? "E' quasi magia, Johnny" era già robaccia, per me, laddove per "robaccia" non intendo esprimere valutazione in merito ad animazioni, doppiaggi, colonne sonore... No, niente affatto... E' solo l'analisi serena di qualcosa che non poteva (davvero non poteva) colpirmi più. Era diverso, troppo diverso dalle atmosfere che sentivo mie, capisci? Nemmeno "Ken il guerriero" mi piaceva (e tuttora non mi piace) granché, pensa tu che grossa eresia per gli amanti duri e puri del japanese style... Probabilmente (ecco cosa intendo) io ho una buona conoscenza dei cartoni animati nipponici, ma riesco di più a scaturirne e rintracciarne contenuti e rilevanza emotiva (ed emozionale) che il capire (?) quali siano disegnatori, sceneggiatori e così via... E' il contenuto di fondo che mi preme, insomma, la scelta di esporre un tema e il come tale tema si sviluppa tramite i personaggi. Il tutto sulla base del mio vissuto infantile...
Il fatto stesso che si trattasse di una sorta di love story non mi attirava, ma alcuni drammoni li ho seguiti con piacere, benché, comunque, da piccolo. O, quantomeno, da piccolo "grande", quando avevo intorno ai 9 o 10 anni.
Ti saluto, ti bacio e ti tingrazio tra lampi di blu
WATTA, senza alcun "disgustoso sacrifico"