Mitokomon ha scritto:
La questione sull'omosessualità ritorna.
Secondo me esagerate: va bene che sono stati tormentati assai nel passato, ma pretendere che la società da un decennio all'altro consideri ormai come assolutamente giusto ciò che prima era considerato un esecrabile abominio mi sembra davvero chiedere la luna..
Scusate:
Quattrocento anni per dire che la inquisizione ha esagerato.
Settecento anni per dire che le crociate sono state un errore.
Mille e settecento anni per dire che le religioni devono dialogare tra loro.
Ottanta anni ici hanno messo i comunisti per riconoscere i crimini di Lenin, trenta quelli di Stalin, trenta quelli di Castro.
Sessanta anni i "fascisti" italiani per riconoscere - e nanche tutti- ciò che hanno fatto almeno gli avi.
A questo bisogna aggiungere quelli che gli errori ancora non li hanno ammessi: USA, Cina, per i politici, Islam per le religioni e... non dimentichiamo gli infiniti errori del pensiero liberale (solo perché in questo secolo non ha fatto apparentemente più degli altri, non significa che non abbia i suoi gravi errori alle spalle).
Tutto ciò considerato, direste che il pontefice doveva sconfessare ciò che tutti, ripeto tutti nella sua generazione descrivevano come perversione a tutt'al più da tenere nascosta?(tutti: Fascisti: ricordate le SA? Comunisti: ricordate Pasolini? Liberali: mai letto scritti inglesi o americani degli anni 50?).
In tutto questo, io ho trent'anni, vivo in un mondo ricco e pacifico (oddio..) e ho conosciuto gay, alcuni simpatici, altri antipatici... E' chiaro che la mia sensibilità nei confronti della questione è diversa. Ma è un fatto assolutamente nuovo con cui non c'è, con il passato, il minimo paragone.
Serviranno ancora parecchi anni per reintepretare ciò che dice S. Paolo, che dice espressamente "non vi illudete, [...] i sodomiti non viprecederanno nel regno dei cieli" (e censuro ciò che è accostato ai sodomiti); capisco che fino a che questo non si verifichi, ci saranno gay che non si riescono ad accostare alla religione.
Ma vorrei andare oltre: Quando vado in chiesa, mi si dice che non devo praticare rapporti prematrimoniali. Agli omosessuali si dice invece che sono "chiamati alla castità". Ai divorziati che non si accostino ai sacramenti. Non mi sembra per nulla assurdo, né c'è da sentirsi offesi, perché - ripeto - il proprio orientamento sessuale o la mia sessualità non mi fa categoria sociale.
E' un discorso equilibrato, e che ho molto apprezzato. Tuttavia, va di dir due parole anche a me, nella prospettiva dell'astrazione storica, facendo un passo all'indietro rispetto all'immesione nel mio tempo. Tutto quello che dici è più che giusto, Mitokomon, ma presupponi per forza che vi sia sempre una qualche appartenenza di chi scrive, un qualche dogma, una qualche ideologia di fondo da cui chi ha posto il suo pensiero ha dovuto prendere le mosse per riferire il proprio modo di vedere le cose... Il tuo, ripeto, è pensiero che vedo libero e privo di catene ideologiche, ed è per questo che ad esso mi trovo vicino, coerente, adeguato. Ti rispondo per quel che riguarda me, questo è chiaro. Io non mi sento di appartenere a un beneamato, visto che, per natura, sto contropotere. Di tutti i tizi che citi, credo tuttavia che la generazione nostra, pur con tutto lo studio che se ne è fortunatamente fatto nel corso di quest'ultimo secolo, sappia alla fine ben poco. Di cosa significhi essere "fascisti", essere "comunisti" (!) o essere liberali non ne sappiamo un bel nulla. Non ne sa nulla, penso io, anche quello che è schierato, che fa attività, o anche chi è soltanto occupato spettatore della cosa politica.
Ciò non toglie però che una critica vada fatta, dove serve; per forza va fatta, deve essere assolutamente fatta. La critica a qualcosa che è sbagliato occorre, è necessaria, si nutre di ciò che naturalmente le manca. Lo so anche io che gli errori si considerano col tempo, Mitokomon; si riconsiderano e si reinterpretano col tempo, ma io preferisco evidenziarli, dove li vedo, altrimenti nella vita saremo sempre tante piccole comparse, anzichè possibili partecipanti protagonisti, e aspetteremo che altre persone lottino per guadagnare il cielo per aver riconosciuto quegli errori. Protagonisti partecipanti, dunque. Tutti. Partecipanti. Tutti. Pretendere (sì, esatto: pre-ten-de-re) subito (esatto: su-bi-to) che ogni Istituzione e ogni Stato che sbaglia (sia essa la Chiesa, la Cina, sia l'Islam o siano gli USA, o chiunque altro) faccia il proprio percorso di riconsiderazione non è affatto
<<chiedere la Luna
>>, ti pare?

Ci voglia il tempo che ci vuole:
<<La libertà è partecipazione
>> (Giorgio Gaber)
MARCO