Ovviamente quel che sto per scrivere è soltanto il mio giudizio, ma visto che di questo film sui è parlato un po’, do volentieri la mia recensione…
Dio mio che assurda delusione… E io chissà che mi aspettavo! Pensavo a qualche colpo di genio alla stregua di “Santa Maradona”, di “Clerks”, di “Il Grande Lebowsky”… pensavo a un’ingordigia di citazioni del passato, pensavo a una colonna sonora tutta “Candy” e “Ufo Robot” (non ci voglio nemmeno pensare a come è stata malamente trattata la mia “Ufo Robot”, dalle due attrici in un delirio di cosmo radiazioni melodiche…)… Pensavo, pensavo, pensavo… Un piffero pensavo! Mi sono ritrovato (costretto da me stesso) ad assistere a una storia bruttina, farcita di luoghi comuni falsamente irriverenti, mal recitata, assolutamente non autentica per quanto riguarda la descrizione neorealista, arroccato a delle interpretazioni che in molte parti lasciano a desiderare. Passi per la ragazzina, ma la Montorsi a volte ha proprio la capacità recitativa di un comodino…
Falsamente anticonformista (e anche in mala fede, secondo me) si tratta di una pellicola dove non si ride, è una pellicola che non diverte, che non scorre, che è patetica ogni volta in cui la zia fa la paziente spazientita a rincorrere la nipotina cercando di fornirle sermoni. Se poi i sermoni li comincia a fare anche l’adolescente con “paurosi” scampoli di maturità scardinati e scaturiti da tali giovani parole irriguardose, si va nel ridicolo…
I dialoghi e le caratterizzazioni dei personaggi abbandonano ogni ipotesi di autenticità. Lo scontro generazionale non segue un filo logico perché è simmetrico quando è un qualcosa che non può esserlo mai; semmai aperto, disponibile, sincero, scoppiettante, ma non così paritario, sconfitto e desueto; patetica, ad esempio, la trentenne che all’inizio di una giornata esordisce, rivolgendosi alla nipote: <<Oggi sono dieci giorni che io e Andrea ci siamo lasciati…>> con ‘sta disgraziata di sedicente adulta (e in questa situazione potenziale presunta educatrice) che, anziché vivere la propria vita, amare la propria vita e ricrearsi la propria vita, fa di tutto per rimettervi al centro il recentemente perduto amore; un po’ come accadeva nel pietoso “Il Club delle Prime Moglie”, un disastroso inciampo cinematografico delle pur brillanti e apprezzabili Goldie Hawn e Diane Keaton.
La cosa più carina è stata la scena in cui, in una discoteca all’aperto, si sente “Do you really want to hurt me?” con la voce di Boy George che sta per sancire il passaggio dal revival anni Ottanta a quello anni Novanta, con la donna che ci rimane male, sentendosi vecchia…
Cos’è, questo film? Un film sui giovani? Macchè, chi conosce un po’ i ragazzi (e soprattutto come ragionano) sa che non sono affatto così sfigati e assurdamente frustrati. Un film sui trentenni? Meno che meno! Una commedia leggera sulle difficoltà intergenerazionali? Lasciamo le battute a “Zelig” e a quelli della Gialappa’s Band… E allora? Niente, secondo me non è niente… Luoghi comune messi a casaccio e forzatamente assemblati in dialoghi farraginosi. Regia stanca, senza quasi mai un controcampo; l’unica strategia usata da Lucchetti è quella di interrompere le espressioni dei personaggi sormontandole con fotogrammi della medesima persona nella medesima posa, ma in attimi successivi, come a spezzare il pensiero… Nulla di ciò che mi piace, inadatto veramente…
L’unico personaggio che si salva un po’ è l’attore che interpreta Andrea/Enea, abbastanza tristemente vero.
In sostanza. Ci sono un sacco di film leggeri che, appunto, danno leggerezza. Se un film leggero è anche banale, allora quella presunta leggerezza diventa pesantezza neanche tanto velata.
_________________ <<Senti ragazzo: nella tua stanza, tra i manifesti degli eroi, lasciagli un posto perchè tu, da grande, di lui ti ricorderai...>> - Superobots, "Ken Falco"
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